COCHABAMBA

[…]sono tornata da una settimana dalla Bolivia e volevo provare a raccontarti qualcosa, ma non è facile trovare la parole per dire quanto è stato bello l’incontro di Cochabamba!

All’arrivo la città ci ha accolto risplendente degli alberi fioriti color lillà e dei coloratissimi vestiti tradizionali delle donne, l’aria, fresca la sera e tiepida di giorno, mette il buonumore, gli infiniti e coloratissimi mercati sono una festa per gli occhi. Così come la varietà di paesi rappresentati all’incontro, praticamente tutta l’america latina e moltissimi paesi europei.
Mi ritrovo a parlare 4 lingue, cercando di non confondermi, ma spesso mi capita di parlare inglese coi boliviani e portoghese con gli svizzeri!

L’accoglienza delle famiglie e delle parrocchie è sensazionale, veniamo trattati con grande affetto e allegria.

La mattina, dopo la preghiera in parrocchia, visitiamo luoghi di speranza come orfanotrofi o case di accoglienza, una mattina invece ci propongono attività sportive! E verifico che giocare a pallavolo o a basket a 2700 metri di altitudine è davvero faticoso, il cuore batte all’impazzata dopo pochi secondi,ma sopravviviamo tutti. La giornata prosegue con la preghiera di mezzogiorno e il pranzo al Campo Ferial (la fiera di cochabamba), poi al pomeriggio c’è un’ampia scelta di workshop e alle 17 quello più atteso: il workshop di danze! Sul palco si alternano i giovani dei vari paesi dell’america latina, coi loro balli tradizionali. E’ una gigantesca festa, tifo da stadio e entusiasmo alle stelle. L’allegria latinoamericana è contagiosa, quando la sera ogni parrocchia torna a casa sul suo autobus la festa e i balli continuano, con grande preoccupazione dell’autista.

L’ultimo giorno viene appeso un gigantesco lenzuolo su cui ognuno scrive un messaggio. Mi commuovo a leggere tante testimonianze di riconciliazione, come quella tra boliviani e cileni (che nel passato avevano invaso una parte del territorio boliviano). Il vescovo di Cochabamba durante la messa è visibilmente commosso dalla presenza di tanti giovani (7000). L’ ultimo pomeriggio passa tra abbracci, saluti e scambi di email. Qualcuno parte già , come l’autobus dei brasiliani di Santa Caterina, avranno 4 giorni di viaggio prima di arrivare a casa, ma immagino che con le loro chitarre, fisarmoniche e tamburelli, il tempo passerà rapido.

Ho ancora una settimana prima di tornare in italia e con un variegato gruppetto (1 italiana, 2 svizzeri, 1 slovacca, 1 bosniaco, 1 polacco, 2 croate) andremo a visitare la comunità di San Ignacio Moxos, nella parte amazzonica.
Il viaggio è¨ una vera avventura: prima un piccolo aereo a 18 posti e poi 6 ore di camion, nella pista che attraversa la foresta. Il problema è¨ che i giorni scorsi è piovuto e la pista è¨ un mare di fango, dobbiamo scendere decine di volte dal camion per diminuire il peso, attraversiamo 3 volte il fiume con delle chiatte, ad un certo punto ci blocchiamo per oltre un’ora: il fango è veramente troppo e decine di camion sono già bloccati davanti a noi. Ma le soste ci consentono anche di ammirare la ricca natura intorno: alberi maestosi, ninfee giganti, uccelli di ogni tipo, delfini di fiume e qualcuno intravede anche i coccodrilli! Finalmente, esausti, arriviamo a San Ignacio dove il padre Franz della missione gesuita ci accoglie con grande gentilezza e ci porta subito a fare un bellissimo giro in barca nella laguna. Anche qui restiamo affascinati dalla natura ricca e incontaminata e dai colori del tramonto. Il giorno successivo ci rendiamo conto di cosa significhino le piogge in amazzonia: sembra il diluvio universale, pensiamo con preoccupazione alla strada del ritorno.
Visitiamo la chiesa e il museo dell’antica missione, poi il collegio e la scuola di musica. I gesuiti sono arrivati qui a lavorare con gli indios nel 1689 e una delle attività più importanti che portano avanti tuttora è quella legata alla musica barocca. In questi giorni l’orchestra di San Ignacio è in tournee per concerti in Argentina e Paraguay e prossimamente sarà in Europa! Anche l’artigianato moxeno (= degli indios moxos) è molto bello, raffinato e colorato.
La parrocchia dei gesuiti ha una estensione di 10000 km2, è immensa, per visitare le comunità più lontane è¨ necessaria anche una settimana di viaggio lungo il fiume! Purtroppo noi non abbiamo tempo per queste visite, ma riusciamo a condividere una preghiera comune coi giovani di San Ignacio. E’ un bel momento di scambio, fanno molte domande, raccontiamo cosa è Taizè e la nostra esperienza in Bolivia.
Per tornare a Trinidad e di là a Cochabamba, siamo costretti ad affittare un piccolissimo aeroplano, io sono costretta a ripartire 2 giorni prima per non perdere i voli successivi, sono triste di dovere già lasciare San Ignacio.
L’aereo ha 5 posti, è davvero piccolo, mette un pò di ansia, ma poi vola via tranquillo e ci godiamo lo spettacolo della foresta ai nostri piedi. Vedere le parti disboscate dall’uomo fa male al cuore, sono brutte ferite a questo capolavoro del creato che è la foresta..
Mi fermo ancora 1 giorno a Trinidad in attesa del mio volo per Cochabamba. Là mi aspetta di nuovo la famiglia che mi ha ospitato durante l’incontro, resterò da loro ancora 1 giorno prima del rientro in Italia. E’ bello ritrovarsi, mi portano ancora in un paese vicino dove c’è¨ la festa di san Michele. Che meraviglia, è una festa incredibile, ci sono decine di gruppi che suonano e danzano balli tradizionali, vestiti meravigliosi e coloratissimi, sfilano tutti per le strade a ritmi forsennati.
Quanta ricchezza c’è in Bolivia! Quanti climi diversi, quante culture diverse, costumi, tradizioni, etnie, è un paese dai mille colori e dai mille risvolti, si passa dai 5000 metri delle Ande alla foresta amazzonica, agli altipiani, alle terre umide. E quante lingue indigene, saranno migliaia, quanti modi di vestire, quante piante e animali!
Dicono che la Bolivia è il secondo paese più povero dell’America latina, ma di fronte a tante ricchezze culturali, paesaggistiche e umane, mi chiedo quale sia il vero significato di ricchezza e povertà. Di fronte a tutta questa varietà e di fronte alla loro calorosa accoglienza, io europea mi sento enormemente povera! Penso a come mi hanno accolto e a come noi in europa accogliamo gli immigrati,e mi vergogno della nostra “civiltà europea”
Certo, la Bolivia sta vivendo anche delle grandi tensioni politiche, sembra tutto tranquillo ma si percepiscono le tensioni tra i poteri, tra i diversi schieramenti politici, tra la classe contadina e i poteri tradizionali. Sicuramente l’incontro di Taizè avrà contribuito a fare sì che i giovani cerchino delle strade di ascolto e riconciliazione, perchè non sono state solo belle parole, ma esperienze vissute col cuore. Ognuno torna a casa con centinaia di volti impressi nella memoria, con la scoperta di un nuovo modo di pregare, che è piaciuto molto a tutti, con la scoperta del silenzio che aiuta ad ascoltarsi e a fare pace.
La Bolivia mi è rimasta proprio nel cuore, volti, nomi, colori, lotte, che ricordo già con nostalgia.
Ringrazio ancora una volta Taizè per averci dato questa grande opportunità ..
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Silvia Parodi